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Avanti tutta, senza cambiamenti. Ma non senza tentennamenti. Perché il progetto tecnico immaginato da proprietà e dirigenza per il ritorno in B della Salernitana fin qui non ha prodotto i risultati sperati. I granata sono invischiati capo e collo nel gruppone di squadre che cercheranno fino all’ultima giornata di mettersene cinque alle spalle e guadagnarsi la permanenza in categoria senza passare per le forche caudine dei playout. Ben altre erano le premesse iniziali quando la proprietà fissò in una “salvezza tranquilla” l’obiettivo stagionale, pur strizzando l’occhio (ufficiosamente e sottotraccia) a quell’ottava posizione che vale l’ultimo posto utile nella griglia playoff. La vittoria roboante all’esordio nel derby con l’Avellino ha per certi versi illuso un po’ tutti, il resto è storia nota. Due soli successi nelle successive quattordici gare, decisamente troppo poco per ritenersi soddisfatti. Soprattutto guardando la classifica che, in un campionato dai ritmi tambureggianti come quello cadetto, mai deve essere sottovalutata e presa sottogamba. Il calendario non dà una mano, alle porte c’è la doppia trasferta contro Vicenza e Livorno da cui la Salernitana dovrà tornare con un congruo numero di punti. Non dovesse riuscirci, la posizione di Vincenzo Torrente tornerebbe ad essere a dir poco in bilico. Lunga, lunghissima la lista dei papabili candidati. Semplici idee, al momento, per non farsi trovare impreparati nella malaugurata ipotesi di dover giocoforza assestare una sterzata sotto forma di cambio di manico. Non “Menico”, sempre a libro paga della Salernitana ma in rotta con dirigenza e non ben visto da parte dei “reduci” della passata stagione. Nome buono potrebbe essere quello di Andrea Camplone, fermo dopo il divorzio col Perugia. Bisognerà però conciliare esigenze tecniche e di budget. Semplici suggestioni, almeno per il momento. Se ne riparlerà, eventualmente, più in là. Dieci giorni di fuoco per Vincenzo Torrente, costretto a giocarsi il tutto per tutto lontano dall’Arechi.
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