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“Mi prendo il mondo ovunque sia”. Letizia Battaglia
Letizia Battaglia è stata una famosa fotogiornalista italiana. Nata nel 1935 a Palermo, alla Sicilia essa ha dedicato gran parte della sua vita e del suo impegno.
Troverà, infatti, negli anni ‘70, un lavoro presso il quotidiano siciliano l’Ora dove svolgerà il ruolo di responsabile della fotografia.
Grazie a questo impiego si occuperà della faccenda mafiosa a 360 gradi, toccherà con mano la realtà dura di una città colpita e spaccata dalle guerre di mafia, dal clientelismo, dalla povertà, dalla corruzione. Nei suoi scatti, tuttavia, non c’era solo l’orrore di un fenomeno da estirpare, ma i lati più intimi, nascosti di una città che voleva combattere contro i suoi stessi nemici. E Letizia servì proprio a questo: a cercare uno sguardo diverso, che rivelasse la vera realtà nascosta.
Con la sua terra Letizia viveva un odi et amo profondo, un rapporto quasi viscerale. Nelle sue foto non c’era spazio per la Sicilia dai colori caldi delle sue arance, dei limoni, dei tetti bianchi, ma sceglieva invece i toni del grigio, del bianco e del nero.
Questi contrasti servivano a rappresentare l’enorme complessità del suo paese, dalle mille contraddizioni e amarezze. Letizia sapeva scegliere con cura gli attimi esatti in cui scattare, in cui fermare per un momento la realtà e regalarla a noi attraverso il suo punto di vista.
Erano anni difficili, gli “Anni di Piombo” in una Palermo insanguinata ogni giorno dai delitti di mafia quali quelli di Peppino Impastato o quello di Piersanti Mattarella.
Letizia fa un lavoro scomodo, e continua imperterrita a scattare e a indagare: l’Hotel Zagarella – in cui Andreotti fu ritratto mentre tratta con esponenti dei clan -, l’assassinio del giudice Terranova e quello di altri concittadini rei di essersi posti di traverso negli affari della malavita, i funerali del Generale Dalla Chiesa; questi sono solo alcuni dei più macabri, importanti, necessari scatti della fotografa.
Con il suo lavoro portò alla luce aspetti della sua città che dovevano essere ancora indagati fino in fondo.
Ma Letizia andava oltre, parte del suo lavoro era dedicato a moltissime donne e bambini, gente comune della sua città. Con il suo obiettivo si avvicinava a soggetti che vedeva incastrati nei loro mondi granitici così lontani dallo sfarzo e dal lusso.
Oggi le sue fotografie rappresentano un dipinto sociale difficile da penetrare, con uno stile tutto suo, giocato sul contrasto tra bianco e nero, non giudicava mai con il suo lavoro ma si limitava a raccontare così com’era la realtà.
Sguardi capaci come quelli di Letizia Battaglia sono un patrimonio prezioso da custodire per sempre, non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia.
Valerio Autuori
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