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E’ stato riportato alla luce, dopo anni di oblio, nei pressi di Rofrano (Salerno) il punto esatto dove, durante la Seconda Guerra mondiale, si schiantò un velivolo della Regia Aeronautica Italiana. Era il 6 marzo del 1944 e quel giorno morirono tutto l’equipaggio e i passeggeri a bordo. A individuare il luogo l’associazione Salerno 1943, supportata dalle ricerche storiche condotte da Bruno, Gianni e Paolo Merella che indagano su questo incidente che potrebbe essere un mistero ancora tutto da svelare. I fratelli Merella, infatti, hanno interpellato, negli anni, testimoni, abitanti del posto, familiari per tracciare le cause della tragedia dai contorni non del tutto chiari. “Su quel volo – racconta il presidente dell’associazione, Luigi Fortunato – vi era anche il capitano Menotti Mario Lo Pane che, in qualità di procuratore del Re presso il Tribunale Militare di Guerra del VII corpo d’Armata portava con sé con i documenti del processo a carico dell’ex console della milizia volontaria per la sicurezza nazionale, Giovanni Martini e altre persone implicate nell’organizzazione di un comitato d’azione del partito repubblicano fascista in Sardegna. Il processo di primo grado si stava tenendo presso il Tribunale Militare Territoriale di Guerra della Sardegna, a Oristano”. “Secondo testimoni dell’epoca – aggiunge Gianni Merella all’ANSA – quando l’aereo sorvolò Rofrano, vennero uditi dei rumori assordanti come se il velivolo volasse con difficoltà e poi un sibilo. Gli abitanti del posto temettero il peggio ma non poterono fare nulla in quanto era in corso una tempesta di neve. Nei giorni successivi – aggiunge Merella – diversi militari recuperarono le salme dei caduti e i loro effetti personali, ma dei documenti del procuratore Lo Pane nessuna traccia. La scomparsa di tali importanti incartamenti venne ritenuta sospetta dal ministro della Guerra Taddeo Orlando che in una missiva del 19 maggio indirizzata al comando dei Carabinieri Reali scrisse: “(&hellip) questo ministero non esclude che il carico postale ed i bagagli personali abbiano potuto essere ricercati e sottratti da persona interessata al processo o, comunque, incaricata di fare sparire i documenti”. “Con Gerardo Capuano e Matteo Pierro, guidati da Carlo Palumbo, – aggiunge il presidente dell’associazione – abbiamo ritrovato il crash-site. Dell’aereo non vi è traccia in quanto dopo che la Regia Aeronautica ritenne che non era recuperabile ed è stato fatto a pezzi e venduto come rottame. Abbiamo però trovato una piccola leva, presumibilmente appartenente al pannello dei comandi, con inciso il nome ‘Savoia Marchetti'”. Chi – si domanda Merella – poteva avere interesse a far sparire questi documenti? Come mai un esperto aviatore come il pilota, il tenente Vezio Terzi, precipitò contro il fianco di una piccola montagna dopo appena mezz’ora dal decollo? E come mai l’aereo, che avrebbe dovuto avere i serbatoi pieni di benzina, non prese fuoco? Da allora il disastro aereo di Rofrano e i suoi morti sono caduti nel dimenticatoio”.