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“Io ho cercato di scrivere, di portare in canzonetta, la storia dell’Italia, degli ultimi 70 anni italiani, partendo un po’ dalle guerre coloniali fino ad oggi. E allora mi sono servito, per fare questa canzone qui, di una donna, che ha vissuto, attraverso i suoi amori e i suoi umori e la sua cultura, la politica italiana. Questa donna si chiama Aida.”
Queste sono le parole di Rino Gaetano, pronunciate in un suo concerto nel 1977, dove cantava per la prima volta una delle canzoni più importanti del suo repertorio: Aida.
Punto d’ispirazione per il cantautore fu il film “Novecento” di Bertolucci, che descriveva l’Italia a cavallo tra l’800 e il ‘900. A modo suo ha raccontato in 4 minuti un secolo intero di storia italiana. Aida è una donna anziana che al culmine della sua vita “sfoglia i ricordi, istantanee, tra tabù e rosari.
Ma Aida non è solo una donna, è un po’ tutte le donne italiane di quel tempo, in grado di intrecciare più generazioni tra loro. Ed è con questo artificio che il cantante riesce a percorrere più tappe storiche, dal fascismo, alla guerra, dal dopoguerra alla Costituente, fino ad arrivare agli anni di piombo e del “compromesso”. Non ce n’è per nessuno. Tutti i protagonisti dell’Italia passata sono dentro il testo di Rino Gaetano.
In Aida, tuttavia, non c’è solo uno sguardo critico sulle contraddizioni e le difficoltà del Paese, ma anche una sorta di messaggio d’amore, anche se sofferto, attraverso il ritornello che recita: “Aida! Come sei bella!”.
Il brano è contaminato dal tema della marcia trionfale dell’Aida verdiana, ma, con aggiunte di note reggae influenzate dal “Woman No Cry” di Bob Marley.
Valerio Autuori