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Ospite del Giffoni Film festival, l’attore schietto e senza peli sulla lingua riesce a spiegare come le nuove piattaforme streaming non abbiano ucciso il cinema.
Alessandro Borghi lo ricordiamo tutti per le sue grandi interpretazioni come: “Non essere Cattivo”, “Fortunata”, “Suburra” e “Sulla mia Pelle” che gli sono valsi due Nastri d’Argento e un David di Donatello, ma ciò che lo contraddistingue è la sua genuinità vista in questa 49a edizione del Giffoni Film Festival, dove sia con i giurati che in sala stampa non ha di certo usate maschere:
“Sono venuto qui tre anni fa, come esperienza molto forte, un tipo di festival diverso dagli altri. C’è un entusiasmo diverso, sano, vero. I ragazzi che lo vivono hanno una grandissima necessità di avere a che fare con gli attori o personaggi. Loro vogliono acquisire sempre più informazioni”.
Sui tanti ruoli, che gli sono valsi i già citati premi, non ne ha uno preferito:
“Non c’è precisamente un ruolo a cui sono legato, ma quello probabilmente con cui ci ho messo più tempo per togliermelo da dosso è stato “Non Essere Cattivo”. Per quanto riguarda le emozioni vissute ai festival e dei conseguenti premi penso che la metto tra le cose più emozionanti che mi siano capitate, finché non ci vai non sai cosa dovrai fare. Hai la possibilità di incontrare cast e registi importanti, ti da l’ansia bella, quella buona”.
Oltre a Sky, probabilmente Borghi deve il suo successo anche alle piattaforme di streaming come Netflix di cui non ha paura di parlare quando c’è da difendere il cinema o viceversa:
“Una questione grande su Netflix è che molti esercenti cinematografici hanno boicottato il film e io ho litigato personalmente con tutti per dire: voi così avete un’idea che state combattendo il sistema Netflix, ma se voi avreste preso il film in sala, io comunque facevo incassare 5 milioni. Chi ha voglia di vedere un film in sala, ed è abituato a farlo, non credo si accontenti di un 50 pollici a casa”
Su un probabile ruolo nella serie dedicata a Francesco Totti:
“No, non interpreterò Totti, ne sono sicuro che ci sia in programma una serie, non so che cosa bolle in pentola dato che con il calcio non ho un gran feeling”.
Ai jurors di Giffoni ha invece svelato i suoi segreti di recitazione:
“Io non preparo i film, io mi fido estremamente di me stesso, se Alessandro mi suggerisce di fare delle cose, probabilmente l’altro Alessandro mi darà retta. La componente emotiva è la chiave, ad esempio la prima volta che leggo un copione penso delle cose e da subito penso a cosa fare e puntualmente succede. E’ tutta una questione d’istinto, non avendo studiato in accademie prestigiose ho sempre vissuto con queste sensazioni: meno si pensa, meglio è”.
Ha concluso poi il tutto affermando che non si fermerà a fare solo l’attore:
“Sicuramente farò il produttore, il regista no. Perché? E’ semplice, il produttore decide tutto, chi merita di avere la parte e chi no, il regista non ha questi poteri. Voglio dare a giovani attori, la possibilità di emergere, come lo fece Sollima con me, quindi credo che la produzione sia la strada giusta”.