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Una Salernitana troppo fragile caratterialmente e adagiata sulla sua mesta consapevolezza di squadra ricca di carenze, resiste una mezz’ora abbondante al Modena, prima di consegnarsi alla volontà di vittoria gettata sul terreno di gioco dagli uomini di Hernan Crespo. Sconfitta preoccupante perchè giunta al termine di una prestazione assolutamente amorfa e caotica, priva di iniziativa offensiva e di solidità difensiva. Il ”compitino” diligente effettuato nei primi trenta minuti, si sa, in un campionato di serie B è destinato a raccogliere il nulla, perchè l’episodio ed il particolare decisivo di un match, gestiti con una presenza mentale diversa dalle due contendenti, impiegano poco a tiare giù un ordinario castello di carta difensivo: tale si è rivelata la retroguardia granata nel momento in cui ha dovuto rinunciare allo stopper Bernardini e, di conseguenza, alla densità di cinque uomini che tante lacune riesce a nascondere in questa fase del torneo. Sconfitta preoccupante, perchè uno scontro diretto, che potrà avere una valenza di non poco conto nei prossimi mesi, doveva essere affrontato con un atteggiamento diverso, scrollandosi di dosso quella sorta di patina da vittima predestinata rappresentata dalla consapevolezza dei propri limiti. Infatti, solo attraverso una prova volitiva ed orgogliosa, condita anche da un minimo di ‘incoscienza’, si poteva sperare di uscire indenni dalla difficoltà tecnica cagionata dall’assenza dell’ex difensore centrale del Livorno. Alla fine, a far la differenza tra la squadra emiliana e quella granata, al di là di qualche individualità di spessore (Granoche piuttosto che Gabionetta), è stata la capacità dei padroni di casa di lavorare meglio, con maggiore determinazione, su tutte quelle situazioni di gioco estemporanee, sui particolari tecnici e tattici che incidono sul risultato finale di una gara di calcio. Salernitana e Modena, infatti, si sono affrontate nella prima parte con atteggiamenti tattici quasi speculari. Entrambe con il ‘4-3-3′ (più atipico quello granata, con Coda a sinistra e Gabionetta a destra che si sono sacrificati abbastanza in fase di non possesso), ma a fare la differenza, dopo un’ampia fase di studio, è stata l’intensità del pressing emiliano, oltre alla capacità di Gozzi e compagni di far valere la maggiore fisicità sulle palle inattive e una superiore reattività agonistica nel catturare palloni vacanti all’interno dell’area di rigore e seconde palle dalle quali far ripartire incisive azioni di rimessa. A differenza di una Salernitana monotematica nella sua velleitaria speranza di mantenere immacolato, senza poter contare su fisicità in difesa e aggressività a centrocampo, il risultato di partenza. Una squadra granata anche disattenta in diverse circostanze apparentemente ininfluenti ma che alla fine hanno concorso a determinare il risultato finale. Come la facilità con la quale i gialloblu locali, sugli sviluppi di banali corner, riuscivano a dialogare e a crossare palloni nei sedici metri granata senza ricevere la benchè minima pressione. Partita brutta, ennesima delusione. Non è la prima volta e se non si interviene in qualche modo c’è il rischio che possa facilmente non essere l’ultima. Bisogna uscire dal vicolo cieco.
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