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<< Azioniamo i sorrisi! >> E’ stata questa l’ esortazione con cui l’étoile Carla Fracci ha salutato la stampa, durante la conferenza a lei dedicata e tenutasi questa mattina alle 12.00 all’ interno della “Sala Galizia” del Teatro San Carlo di Napoli. Sorride grata ed emozionata mentre posa appoggiata alla sua fedele amica di sempre, la tanto amata sbarra.
Apre l’incontro ribadendo la sua incommensurabile gratitudine al Teatro San Carlo e alla città di Napoli <<Napoli e questo teatro mi vogliono bene ed io ne voglio a loro, mi hanno accolta a braccia aperte con tutto il loro calore – dichiara la danzatrice – Milano mi ha cresciuta, mi ha educata e fortificata, ma è stata poco generosa nei miei confronti. >>
Avvolta nei suoi sempre candidi abiti, indossati con la leggerezza e la grazia che la rendono unica, ringrazia il danzatore e direttore del corpo di ballo del prestigioso teatro partenopeo Giuseppe Picone per aver desiderato fortemente la realizzazione del gala intitolato “La musa della danza” che si terrà domani e giovedì in onore del suo ottantesimo compleanno. E’ proprio il danzatore Giuseppe Picone che emozionato ricorda <<Ho conosciuto Carla quando avevo appena 12 anni e suo marito Beppe Menegatti mi scelse per interpretare un ruolo in una sua produzione, a quell’ età ero solo un bambino e non mi rendevo realmente conto di ciò che mi accadeva. Vedevo Carla come una mamma, solo dopo, crescendo mi resi conto della mia immensa fortuna nell’ averla incontrata.>>
La danzatrice coglie l’ occasione per compiacersi delle abilità, del talento e della passione dei giovani danzatori italiani, che però sempre più frequentemente si trovano costretti a cercare occupazione nei teatri e nelle compagnie all’ estero <<Le istituzioni demoliscono le compagnie di danza dei teatri e non aiutano i giovani danzatori a svolgere questo mestiere nella nostra Italia. Io stessa vorrei dare vita ad una compagnia di danza tutta mia, ma non posso perché mancano i sostegni istituzionali.>> Dichiara amareggiata l’ étoile.
Il sorriso sul suo volto torna però immediatamente non appena ripercorre alcuni piacevoli momenti del suo vissuto artistico <<La mia vita è stata piena di incontri che mi hanno arricchita, dalla mia grande e affettuosa amica Margot Fonteyn fino a Rudolf Nureyev, un uomo che dietro a quel fare così burbero e scontroso nascondeva una gentilezza rara che mi dimostrava ogniqualvolta ci trovavamo a condividere il palco, era sempre premuroso nei miei confronti, con lui ho condiviso tante gioie e purtroppo anche grandi dolori. Infine –prosegue- ricordo ancora quando il grande danzatore Erik Bruhn comunicò al American Ballet Theatre che avrebbe interpretato il balletto “Giselle” solo accompagnato da me, e tutti gli diedero del folle perché io ero solo una sconosciuta ragazzina ventenne>>
A proposito della danza sostiene << La danza non è dolore o sofferenza ma è una scelta. La danza non sono solo i piedi e le gambe ma è la poesia, sono i personaggi, le storie e le emozioni. Soffermarsi solo sulla tecnica è un modo di pensare alla danza molto mediocre, conta ciò che si ha da esprimere, e come lo si fa, è questo a fare la differenza.>>
Quando si rivolgono a lei con appellativi quali mito o diva ribatte immediatamente <<Non mi piace essere definita “la danza” o “la diva”, io non sono questo, sono una donna, sono Carla, una lavoratrice che quando smette di vestire i pani dei propri personaggi non vede l’ora di togliere le scarpette e affrontare la propria quotidianità, perché la vita non si vive in punta di piedi ma con i piedi per terra.>>
Infine congeda la stampa con un suo tenero ricordo del grande attore partenopeo Eduardo De Filippo <<Ricordo che ogni volta che ci incontravamo tra le pareti di questo teatro dopo le mie prove, si rammaricava sempre per quanto vedesse il mio volto stanco e segnato dalle ore di lezioni e prove e quindi mi invitava ad assaggiare il suo miracoloso zabaione, che devo dire per me era un vero toccasana.>>
(Redazione Bussola 24)