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Ormai, ogni mese, escono decine di singoli e di album di rap italiano. Qualche anno fa era impensabile, ma adesso è una realtà innegabile: il rap è il genere di riferimento di moltissimi ragazzi e ragazze anche in Italia, anche se il nostro Paese è stato l’ultimo avamposto a cedere alla conquista inesorabile del rap nel mondo, un Paese che ancora tende a contrastare o semplicemente a non capire gli atteggiamenti, i testi o proprio l’essenza del rap, un genere così diverso e così contrapposto alla musica tradizionale italiana. E molto spesso, tanti, sia pubblico che critica, non distinguono quello fatto bene da quello fatto male, tra le mille proposte di cui sopra.
“Tarantelle” invece è un album fatto estremamente bene, di una pregevole fattura, con grande cura, perché Clementino il rap lo sa fare davvero bene, meglio di molti altri, meglio di tanti altri colleghi che studiano, si impegnano, registrano, ma che non hanno questo talento, quella naturalezza nella scrittura e nella stesura delle rime sul beat, con un flow sempre diverso e sempre nuovo (flow = l’incedere delle parole sulle strumentali). Clementino ha molte armi che altri non hanno, come ad esempio, delle melodie uniche, che mescolano il sapore mediterraneo a quello dell’Hip Hop statunitense. I suoi testi sono rap al 100%: prova ne siano i vari esercizi di stile come “Hola!”, “Gandhi”, “Smoke Bong” o “Alleluia”. Ma Clementino ha dalla sua anche una poetica originalissima e speciale, che deriva dalla periferia di Napoli (Clemente Maccaro è nato a Nola, Napoli, non ad Avellino come dice un’incorreggibile Wikipedia) e dalle mille tarantelle che lo hanno portato fino a qui… La strada è stata decisamente tortuosa, irta di ostacoli e pericoli, di tentazioni ed una buona parte è stata pure in salita, ma ha anche sempre avuto uno splendido panorama.
Nonostante le mille pubblicazioni rap del momento, non si possono non notare gemme come “Un Palmo Dal Cielo”, “La Mia Follia” o “Babylon”. Anzi queste tracce potranno esservi utili come parametri per capire come si fa il rap al suo meglio. Tarantelle è in grado di farvi viaggiare per questa strada tortuosa e di farvi sentire tutte le curve, i dossi e i tornanti per i quali Clementino è passato, trasportandovi su basi solide e coinvolgenti, ricoperte di parole con un suono magico ed un incastro sempre perfetto.
I suoi compagni di viaggio sono tra i migliori della scena rap italiana: Fabri Fibra sulla dolce/amara “Chi Vuole Essere Milionario”, Gemitaiz su “Alleluia”, la giovane promessa Nayt su “Hola!” e il fuoriclasse Caparezza su “Babylon”.
“Tarantelle” mantiene la promessa del suo titolo ed è l’album che dimostra ancora una volta che Clementino è ciò che gli americani chiamano “the natural”, un iper-talentuoso ragazzo di provincia che deve ancora una volta la sua redenzione al rap, alla sua forza volontà e alla sua capacità di stare in equilibrio tra le varie vicissitudini della vita, come si avverte anche entrando in profondità di questi testi che bilanciano emozioni ed ironia
Il percorso è raccontato dentro alle quattordici tracce dell’album. Se lo ascolterete con attenzione non solo sarete testimoni di come si fa veramente bene il rap, ma avrete anche una prospettiva unica ed originale di un genere che in tanti provano a fare, ma in cui in pochi riescono inequivocabilmente ad eccellere.
(Fonte: Universal Music)
a cura di Marica Lamberti