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“Per esaurire l’effetto distruttivo dell’Isis in Siria ci vorranno tre generazioni. C’è un piano per la distruzione della nostra storia e della nostra identità”. Lo ha detto Mohamed Saleh, ultimo direttore del Turismo di Palmira, la città antica patrimonio dell’Unesco da maggio sotto il controllo del Califfato, in occasione della XVIII edizione della Borsa Mediterranea del turismo archeologico in corso a Paestum (Salerno). Saleh ha mostrato alla platea della Borsa le immagini dei templi di Baal Shamin e di Bell, delle tombe a torre nella necropoli antica, dell’Arco di Trionfo, come erano prima e come sono oggi, dopo il passaggio della furia terroristica. E sull’immagine dei soldati bambini che, lo scorso luglio, nelle rovine dell’anfiteatro hanno ucciso a colpi di pistola venticinque soldati siriani, Saleh ha ammonito: “Quale futuro si puo’ ricostruire con un’intera generazione di bambini che hanno visto i loro coetanei uccidere a sangue freddo? Gli uomini dell’Isis annientano chiunque non la pensi come loro: la cultura e’ compromessa, non soltanto per la distruzione del nostro patrimonio. Su quanti siano oggi i danni anche nel Museo ancora non lo sappiamo: hanno di certo bruciato per strada e poi buttato nella spazzatura anche cinque mummie”.
Tra i premi assegnati a Paestum l’International Archaeological Discovery Award “Khaled Al-Asaad”, intitolato all’archeologo siriano ucciso dall’Isis. Il premio, organizzato dalla Borsa in collaborazione con la rivista Archeo, che ha celebrato i 30 anni di pubblicazione, è stato consegnato dal direttore della Borsa Ugo Picarelli a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi della Tomba di Amphipolis in Grecia. Consegnati anche tre premi Paestum Archeologia: a Francesco Rutelli, ex ministro dei Beni Culturali e sindaco di Roma, presidente dell’Associazione Priorita’ Cultura; al Museo del Bardo (ha ritirato il direttore Moncef Ben Moussa); e alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino (ha ritirato il direttore Christian Greco). “Il Museo del Bardo – ha detto Moncef Ben Moussa nel ritirare il premio – è stato attaccato perchè e’ il simbolo della storia millenaria della Tunisia fondata su apertura, tolleranza, interscambio culturale”.