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“Se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetela a male, ma pensate di aver dormito, e che questa sia una visione della fantasia…noi altro non v’offrimmo che un sogno”.
Con questa battuta termina il “Sogno di una notte di mezza estate”, una visione onirica che dura ormai da più di quattro secoli e rieccheggia nei teatri di tutto il mondo. Ieri sera è toccato al teatro Nuovo di Salerno, dove l’associazione culturale La Ribalta ha portato in scena la celebre opera Shakesperiana.Un progetto nuovo nato dalla volontà della regista Valentina Mustaro con la collaborazione del maestro Davide Cantarella e della coreografa Cristina Ciafrone. I tre professionisti sono stati capaci di metter su un cast esclusivo ed inedito, composto da attori, cantanti, ballerini e acrobati. Per chi ancora non conoscesse l’opera: “essa racconta delle imminenti nozze tra Teseo, duca d’Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, da lui sconfitta e suo bottino di guerra; un vero e proprio teorema sull’amore – spiega la giovane regista salernitana – ma anche sul nonsense della vita degli uomini che si rincorrono e che si affannano per amarsi, che si innamorano e si desiderano senza spiegazioni, che si incontrano per una serie di casualità di cui non sono padroni”.
Insomma, alle spalle di una trama a lieto fine si nasconde una visione filosofica e una condizione precaria dell’amore e della vita, che oggi come allora sembra essere presente nel destino dell’umanità.
“E’ proprio su questa atemporalità che abbiamo voluto insistere, c’era bisogno di rinnovare e riattualizzare la sempreverde opera di Shakespeare pur mantenedo gli stessi temi. – precisa Valentina Mustaro – Ci siamo riusciti grazie alla formula del musical e ad un alternanza temporale dei costumi di scena, che hanno reso l’opera più vicina a noi, aumentando la capacità di immedesimazione nei diversi amanti”.
Da annotare sicuramente una rielaborazione del linguaggio rivisitato e modernizzato senza mai perdere la potenza delle parole; inoltre velocizzato e reso più scorrevole nei tratti più arcaici, con spettacolari coreografie che incrociavano la bellezza della danza e quella delle incantevoli acrobazie circensi, supportate anche dal consapevole “gioco di luci” che ha accompagnato tutto lo spettacolo.
Insomma, due atti piacevoli e originali, nonostante la loro antica discendenza, frutto di un progetto che si spera possa continuare ad arricchire e impreziosire il fermento culturale e teatrale della nostra città.