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Ogni domenica mattina la redazione di Radio Bussola 24 propone una rubrica tutta da leggere, raccontando storie, curiosità, aneddoti per ogni gusto ed età.
Gli occhi privi di pupille, vuoti e bianchi che si ripetono sempre nei suoi quadri, erano un mistero forse anche per lo stesso artista, scopriamo perchè…
La storia di oggi ha come protagonisti Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne, la coppia forse più bohèmienne della storia dell’arte.
Parliamo di Amedeo Modigliani, artista livornese di inizio novecento, che per sfuggire dal suo paese si trasferì nella Parigi della Belle Epoque, teatro del mondo trasgressivo bohèmien, dove il carattere esuberante ed inquieto del pittore trovò terreno fertile a cui appoggiarsi.
Ma se per l’artista livornese, chiamato “Modì” dagli amici, il carattere vagabondo e smodato era normalità, la giovanissima Jeanne, invece, proveniva da una famiglia rigida di stampo fortemente cattolico e patriarcale. La scelta, infatti, di Jaenne di iscriversi a soli 19 anni all’accademia delle Belle Arti provocò non pochi dissapori ai suoi genitori severi.
Sembrerebbe una coppia troppo distante tra loro, quelle persone che per nessun motivo al mondo potrebbero mai incontrarsi e far nascere una storia d’amore. Ma fu proprio così. Tra i due nacque una passione molto accesa. Jeanne non riuscì a sottrarsi a quel fascino maledetto di quel giovane artista italiano così irrequieto, spendaccione e dalla vita quasi infernale.
Il cuore della ragazza però non poteva fare a meno dell’amore di Modì, il quale la corteggiò fortemente non nascondendo mai, per nessuno momento, il suo carattere così difficile. Modigliani in quegli anni faceva un uso smodato di droghe ed alcool, sperperava velocemente tutti i soldi che la madre gli inviava all’inizio del mese. Insomma, Modigliani era così, la perfetta descrizione di quel che si chiama “genio e sregolatezza” artistica.
Nei quadri di Modigliani, infatti, erano rinvenibili alcuni elementi salienti del suo stile, come i tratti allungati e le linee semplificate, tali da rendere riconoscibile ogni sua opera. In particolare, di Modigliani erano famosi gli occhi vuoti di pupille, densi di un bianco vitreo che suscitavano in chi li osservava una curiosità bizzarra.
Il motivo era pressoché questo: Modigliani era un artista sincero, forse fin troppo, e quando gli si chiedeva di fare un ritratto, egli dipingeva tutto tranne che gli occhi, perché per lui gli occhi rappresentavano “lo specchio dell’anima”, il lato più profondo ed intimo di un essere umano, il cui accesso è dato solo a pochissime persone. Le persone che posavano per le sue tele, infatti, dicevano che farsi ritrarre da Modì equivaleva a farsi “spogliare l’anima”, proprio perché egli esigeva assolutamente un instaurarsi di un rapporto umano tra artista e soggetto.
Jeanne tutto questo lo sapeva bene. Per anni la prima vera musa ispiratrice di Modigliani fu lei che, fin troppo innamorata di lui, posò per numerosi ritratti di una bellezza sconvolgente. Il rapporto, tuttavia, non fu facile, e si complicò ulteriormente dopo la nascita di una figlia, che Modigliani però negò aspramente. Tutto ciò provocò un violento esaurimento per la giovane Jeanne, che non riusciva, tuttavia, a rinunciare a quell’amore così potente e bruciante. Modigliani rappresentò Jeanne nei suoi quadri con una bellezza tale da renderla immortale, donandole un affetto che non riusciva però a concedergli nella vita reale.
Quegli occhi vuoti, ciechi e cerulei si ripetevano in ogni ritratto, tranne che per uno: quello dedicato alla sua amata Jeanne, l’unica donna della sua vita e di cui riuscì a dipingere gli occhi. L’anima di Jeanne, forse, coincideva con la sua stessa anima così travagliata, l’unica di cui poteva averne accesso, regalando a tutti noi uno dei ritratti più intensi della storia dell’arte.
Valerio Autuori
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