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I campioni nascono ogni giorno. Si nascondono fra le trame quotidiane della vita e con i loro esempi, insegnano silenziosi. Gianluca Vialli, 58 anni ieri, è uno di questi. Da alcuni tempi, l’ex calciatore sta affrontando una dura malattia contro il cancro. Tuttavia, Gianluca Vialli non considera quella contro il cancro una battaglia.
Nella sua filosofia quotidiana ha adottato una prospettiva diversa, un approccio che gli ha cambiato non solo la vita, ma la visione d’insieme di essa. Un’opportunità di salvezza per non soccombere al dolore, ma affrontarlo e migliorare sé stessi.
Nella serie tv Netflix “Una semplice domanda”, l’occasione di una particolare partita a golf ha permesso a Gianluca Vialli di raccontarsi ad Alessandro Cattelan. Il classe 1984 di Cremona ha parlato di quella malattia che non lo ha ancora abbandonato e lo tormenta dal 2017. Ha imparato a conviverci l’ex centravanti, per una situazione che gli ha fatto apprezzare ancor di più la vita, scartando il superfluo con la concentrazione su quello che conta davvero e in primis la famiglia e le figlie.
I campioni nascono ogni giorno, abbiamo scritto qualche rigo più su. Ma nel caso di Gianluca Vialli potremmo affermare di più, i campioni Ri-nascono ogni giorno, dal verbo rinascere, che dal latino significa “rinascere di nuovo”. Una predisposizione vitale che ci spinge a migliorarci sempre, a vivere la vita con uno spirito innovativo, a chiederci sempre: cosa potrei fare di più?
Il cancro come un gol subito al novantesimo, ha ricordato a Vialli che ognuno di noi ha una “data di scadenza”. Ma la partita finisce soltanto quando è l’arbitro a fischiare. Questa è una situazione che per certi versi ha evidenziato all’ex bomber della nazionale la necessità di dare priorità alle cose importanti e sul messaggio da lasciare. Perché per dirla alla sua maniera non sa quando la “luce potrebbe spegnersi”.
Queste alcune parole rilasciate ad Alessandro Cattelan nella serie tv Netflix “Una semplice domanda”:
“Non so quanto vivrò, ho capito che non c’è tempo da perdere.
La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in la rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità.
Non ti dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto.
Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica:
‘Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto!
Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. E mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato per il resto non c’è tempo”.
Valerio Autuori
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