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Ti presento i miei di RB24: I VIAGGIATORI DI BRUNO CATALANO, DALLA PARTE DI CHI SCAPPA
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Osservando “I Viaggiatori” per la prima volta si può avere la sensazione di essere di fronte ad un’opera incompleta, vuota, che manca ancora di essere compiuta. Ed è proprio questo l’intento dell’artista Bruno Catalano, rappresentare uomini e donne che si fondono con lo spazio e con il tempo senza costrizioni o barriere. I Viaggiatori di Catalano sono dei gruppi scultorei sparsi per il mondo e installati presso i luoghi di transito delle città come i porti, le stazioni, gli aeroporti, luoghi ideali dove collocare i suoi viaggiatori erranti.
Sono dei corpi perforati, brandelli di pezzi che incuriosiscono e interrogano i passanti che si ritrovano ad osservare delle statue immobili, ma che riescono comunque a dare un forte senso di movimento. Ogni statua possiede una storia, una vita diversa da tutte le altre, ognuna con un proprio significato.
C’è un elemento che unisce ogni corpo: la presenza di una valigia, che stringono con forza. Queste valigie possono rappresentare tante cose: ricordi, nostalgie, storie passate, il peso degli anni che passano, ma anche sogni, speranze per un futuro diverso, oppure semplicemente un desiderio di viaggiare e di scappare via da quello che ci affligge.
Le opere di Catalano sono ricche di significati, possiamo leggerle e interpretarle secondo le proprie personali esperienze e sensibilità. C’è chi ci legge la voglia di un futuro nuovo, di un’evasione positiva, fatta di speranza e buoni propositi. Altri invece possono leggere in quelle statue un passato orrendo che ci costringe a scappare lontano in cerca di nuove terre, aggrappandosi unicamente ad una valigia pesante piena di cose inutili. C’è chi scappa dalla fame, dalla povertà più misera, e in questo riconosciamo i centinaia di migliaia di migranti di ogni epoca e storia costretti ad imbracciare una piccola valigia e ad affrontare un viaggio incerto verso un futuro ancor più sconosciuto.
Non solo, le valigie di Catalano possono essere viste sia come dei fardelli pesanti dove incombe un passato importante che non riusciamo a dimenticare, sia delle valigie vuote e leggere pronte per essere riempite da pezzi di vita che ancora devono succedere.
Questi “voyageurs” possono anche rappresentare la metafora del viaggio, sinonimo di cambiamento interiore e di crescita personale. Molti si sentono impauriti nel lasciare la propria casa perché non si vuole abbandonare la sicurezza di un mondo che conosciamo alla perfezione, perché si sa, l’ignoto fa paura. Altri, invece, nell’esperienza del viaggio si sentono finalmente vivi, nel moto danzante del peregrinare costante avvertono un senso di infinito, di un continuo evolversi nel tempo e nello spazio.
E poi, c’è una componente estremamente attuale, in questi giorni così duri, un altro popolo è stato costretto a lasciare le proprie case, ad abbandonare parenti, amici per non rischiare di perdere la vita. In un orrendo gioco di guerra sono sempre i più deboli a pagarne le conseguenze più care. In quelle statue, infatti, non c’è solamente l’intento di ricordare i profughi della storia, di quelli che sono stati costretti a scappare, ma anche di quelli che ora in questi momenti stanno scappando, e mai come adesso la realtà appare ancora più chiara.
Valerio Autuori
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