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Il complesso archeologico di Moregine, tra Pompei e Castellammare di Stabia, rivive grazie a “Vir-Lab” laboratorio virtuale del Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno. Un team di professori, composto da Andrea Abate,Michele Nappi e Genoveffa Tortora, ha dimostrato l’utilizzo di tecnologia virtuale nel settore dei beni culturali e in contesti industriali.
La “realtà aumentata”, o virtuale che dir si voglia, ha consentito, in questo caso, di ricostruire il sito di Moregine. I lavoro tridimensionale, proposto ieri all’attenzione del sottosegretario di Stato ai Beni e alle Attività culturali e al Turismo, Antimo Cesaro, in visita presso il laboratorio nel campus universitario a Fisciano, riguarda due edifici venuti alla luce durante i lavori di ampliamento della terza corsia dell’autostrada A3, Napoli-Salerno, svuotati dei reperti ritrovati, che ora si trovano negli scavi di Pompei.
Grazie alla collaborazione di archeologi e ricerche mirate è stata ricreata la location così com’è stata ritrovata, proponendo gli edifici così com’erano un tempo, inclusi gli arredi e gli oggetti che erano collocati all’interno. Dalla scoperta, avvenuta circa dodici anni fa, erano stati rinvenuti anche due teschi, di un uomo e di una schiava, ricoperta da due chili d’oro. In base ai resti ossei, sono stati ricostruiti i volti e rianimati i personaggi. Un avatar anima la schiava, che si muove negli spazi, il volto o la scritta incisa sul bracciale che indossava secoli fa erano visibili perfettamente anche durante la riproduzione virtuale. Un lavoro importate e costoso, però, che è rimasto nell’ateneo. Secondo il team di informatici sarebbe interessante e gratificante se il progetto fosse visto dai visitatori degli scavi archeologici.