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Artista trasversale e brillante interprete di un’eredità culturale per lo più sconosciuta, Ofra Haza ha saputo combinare magistralmente canti folk e sonorità tipiche del Medio-Oriente a ritmi-dance e mode occidentali.
Ofra Haza si trasferisce per un periodo a Los Angeles, dove firma con la Sire e si mette al lavoro con alcuni produttori americani per il nuovo disco, Shaday. Il titolo, scelto da lei stessa, in ebraico significa letteralmente “Custode delle porte di Israele”, ovvero uno dei nomi con cui viene indicato Dio sulle pergamene. Pubblicato nel 1988, l’album riesce ad amalgamare perfettamente le sonorità tipiche del Medio-Oriente e i ritmi disco più in voga in quegli anni, con un sound elettronico ben definito, che rimette a nuovo alcune sue vecchie produzioni quasi dimenticate e le trasforma in veri e propri gioielli della musica pop anni Ottanta.